Influenza

Thursday, September 4, 2008

Influenza, pochi vaccini per i malati cronici

La consuetudine degli over 65 di vaccinarsi contro l’influenza è ormai consolidata: i dati di copertura si attestano intorno al 70 per cento. Diversa invece è la situazione per le persone a rischio, ovvero i malati cronici: solo il 55 per cento degli italiani con cardiopatie, asma o diabete si è vaccinato almeno una volta nella vita contro l’influenza. Lo scorso anno si è sfiorato appena il 44 per cento degli appartenenti a queste categorie.

Un dato diverso rispetto ad altri Paesi europei come la Gran Bretagna, dove la percentuale dei pazienti a rischio ma vaccinati almeno una volta sale all’85 per cento. Questo uno dei risultati dell’indagine “I mille volti dell’influenza”, presentata a Roma e condotta da Taylor Nelson Sofres in Italia, Germania e Gran Bretagna su un campione di 2010 pazienti, di cui 653 italiani, coinvolti grazie al supporto di Federasma e FAND-Associazione Italiana Diabetici.

Dai dati dell’indagine l’influenza non risulta una malattia molto temuta, nonostante ogni anno a livello mondiale si contino da 250 mila a 500 mila morti. Soprattutto gli italiani, più ancora che tedeschi e inglesi, non sembrano dare troppa importanza alla sua potenziale gravità: ben il 70 per cento degli intervistati la considera una malattia lieve o moderata (dato che scende al 47 per cento in Germania e al 38 per cento in Gran Bretagna) e appena il 2 per cento potenzialmente mortale (contro il 14 per cento della Germania e il 18 per cento della Gran Bretagna). Inoltre, dall’indagine l’influenza sembrerebbe particolarmente diffusa in Italia: l’86 per cento per cento degli intervistati dichiara, infatti, di averne sofferto (il dato medio dei tre Paesi è 71 per cento), anche se è probabile che non si faccia distinzione tra influenza e più semplici sindromi da raffreddamento, provocate da virus parainfluenzali.

Pregiudizi e paure giocano, poi, un ruolo importante nella spinta alla vaccinazione. Tra i motivi per i quali i pazienti, seppure a rischio, non si sottopongono al vaccino, il principale è l’antico rifiuto per le iniezioni (39 per cento), il timore di eventuali effetti collaterali (18 per cento), il non aver ricevuto dal proprio medico l’indicazione di vaccinarsi (16 per cento) e la paura di reazioni allergiche (14 per cento). Alcuni intervistati, infine, dichiarano di riporre scarsa fiducia nell’efficacia nel vaccino (24 per cento): un dato evidentemente correlato alla mancata distinzione, da parte dei pazienti, tra influenza e patologie da raffreddamento su cui il vaccino non svolge nessuna attività di prevenzione.

“È bene che i pazienti sappiano distinguere tra influenza e altre patologie verso le quali il vaccino non offre alcuna protezione, per non generare una situazione di sfiducia che non favorirebbe il ricorso alla prevenzione vaccinarsi è la maniera migliore di prevenire e combattere l'influenza sia perché si aumentano notevolmente le probabilità di non contrarre la malattia sia perché, in caso di sviluppo di sintomi influenzali, questi sono molto meno gravi e, generalmente, non seguiti da ulteriori complicanze”, ha dichiarato Carlo Filippo Tesi, presidente di Federasma. Le complicanze, infatti, sono un aspetto particolarmente importante per quanti soffrono in modo cronico di malattie respiratorie per questo invito a vaccinarsi quanti non l’abbiano ancora fatto: anche se effettuata in periodi successivi a quello ottimale, la vaccinazione rimane comunque una protezione efficace”, conclude Tesi.

Influenza, pochi vaccini per i malati cronici

0 Comments